Il disco uscirà il 23 Settembre, e non più il 9, come era stato stabilito inizialmente.
Ciò è dovuto ad alcuni ritardi nella stampa del disco in concomitanza con i mesi estivi.
Questo mi ha portato a dover rimandare la
presentazione
del disco a Firenze al 28 Settembre, in modo che per quel giorno il disco sia già nei negozi e,
auspicabilmente, tra le mani della gente.
Si tratta di un disco estremamente corto, appena 34 minuti. Per quanto riguarda la scelta e
l'ordine dei brani, la scaletta originaria ha subito una cambio all'ultimo minuto.
Inizialmente i tre brani che componevano la "trilogia del sorriso animale"
erano tutti in questo primo album. Il problema che avevo era però relativo allo
stato in cui, ascoltando il disco, si arrivava alla sua conclusione e quindi alla trilogia,
che lo concludeva. La sensazione che anche io stesso avevo, era infatti quella di arrivare
alla fine del disco saturi. Il disco è infatti volutamente denso, ci sono dentro tanti dati.
Visto che comunque la spinta a fare due dischi separati era proprio l'esigenza di fare
arrivare tutto e bene all'ascoltatore, ho preferito spezzare la trilogia, per evitare
quindi che qualcosa andasse perso o che non arrivasse all'ascoltatore nel modo in cui io
avevo pensato.
Allo stesso tempo ero convinto di come dovesse finire il disco, in una sorta di taglio
improvviso e ponte verso il secondo lavoro, e volevo proprio che si concludesse con il
terzo movimento
della trilogia, con il terzo sorriso. Ho quindi in un certo senso destabilizzato quelli
che sono i normali percorsi di una trilogia. Come se iniziassimo a vedere un film dalla fine,
il disco si conclude con il terzo sorriso, mentre i primi due sorrisi sono delegati al
secondo disco: si tratta infatti di due brani quasi indivisibili, frutto anche del mixaggio e
del passaggio naturale tra un brano e l'altro.
Il cambio di scaletta all'ultimo momento ha poi modificato gli equilibri interni che si erano creati nella scaletta, ed ho ritenuto opportuno cambiare l'ordine di altri brani.
Ho riascoltato molto il disco in queste ultime settimane. Posso affermare, abusare ed azzardare,
anche a costo di apparire presuntuoso, che questo lavoro possa definirsi "perfetto".
Perfetto per me, per l'idea che ho io di un disco perfetto. Tuttavia sono consapevole che
questa caratteristica di perfezione lo renderà inaccessibile e freddo verso molti ascoltatori.
Ho già avuto qualche sentore a riguardo leggendo qualche recensione: sono tutte cose a cui
ero preparato e che adesso mi sento pronto ad affrontare.
Come stato d'animo mi ritrovo un po' nella stessa condizione mentale che accompagnò l'uscita
di
Testa, dì cuore. Anche allora sapevo di aver
fatto un disco importante, almeno per me, ma sapevo benissimo che quel lavoro non sarebbe
stato recepito, se non da poche persone, per questa caratteristica. In quel caso ci fu
piuttosto una rivalutazione postuma, che lo ha fatto diventare quasi un oggetto di culto,
sotto certi aspetti. Per
Neve ridens
provo le stesse sensazioni, anche se oggi mi sento molto più sicuro di me e del lavoro che
ho fatto: ho capito adesso come funzionano certe cose, e so che devo difendere il disco,
anche con sfrontatezza, proprio per questa sua caratteristica.
Ascoltare i propri lavori riporta alla mente tutti i passaggi e i percorsi della mente che
hanno portato a determinate scelte e soluzioni. Pur ascoltandolo sempre con un occhio,
comunque, clinico, la mente e lo spirito critico sono adesso già protesi al secondo
lavoro, ed ascolto
neve ridens quasi
come un ascoltatore distaccato, come se non fosse un mio lavoro, come se fosse già uscito.
Più che lo ascolto più mi rendo conto che non ci trovo niente da eccepire: ad ogni ascolto mi
sembra sempre più perfetto.
Non ho mai pensato di fare uscire i due dischi insieme o in un'unica doppia uscita,
proprio per quanto detto prima: l'estrema densità di certi passaggi del disco, e il
desiderio che tutto arrivasse bene all'ascoltatore. Se da parte della produzione
non avessi avuto il consenso all'uscita di due dischi separati, avrei preso la
strada di un disco unico, rinunciando ad alcuni brani, ma anche alla Mescal erano
assolutamente contrari al doppio, soprattutto perché era da poco uscito un
live.
Inoltre in questo modo la promozione del secondo disco vive e si alimenta sulla scia del primo, in quanto
si crea innegabilmente, tanto nell'addetto ai lavori, quanto nell'ascoltatore,
una tensione e un senso di attesa e curiosità verso il secondo disco.
Questa doppia uscita mi ha inoltre permesso di approfondire anche un lato schizofrenico
del mio scrivere musica, che molti mi assegano, e di cui alla fine mi sono autoconvinto
pure io. Non riesco (e non riescono) spesso a capire dove si collochi il mio modo di
fare musica. Lo si evince dalle recensioni e dalle voci che circolano nell'ambiente.
Una volta mi trovo a cimentarmi con un lato sperimentale poetico, e un istante dopo sono
immerso nel più squisito "indie rock", così che l'effetto è di non riuscire a collocarmi ne'
in uno ne' in un altro canale.
Sono due anime che so di avere, e con questo doppio lavoro sono riuscito a centrarle,
ad approfondirle. E' per questo che forse mi sento così sereno e sicuro alla vigilia
dell'uscita del mio nuovo disco. So esattamente come mi devo sentire nel presentarlo,
nel promuoverlo: voglio spremere questo lavoro fino a stancarlo, per poi girare pagina e
vivere, magari, in modo completamente diverso, il secondo disco.
Trasparente è stato invece l'esatto opposto.
Mi giustifica il fatto che in quel momento
non potevo fare altrimenti. Grandi collaborazioni, grandi mondi musicali accostati,
ma tutti all'interno dello stesso lavoro, per cui necessariamente il rischio
era di rimanere un po' alla superficie delle cose, di non approfondire.
L'unico vero aspetto approfondito di Trasparente è stato forse l'esecuzione alla Sala Vanni
con "Il pesce ha parlato", per quanto riguarda l'elettronica, e la
collaborazione con la
Millennium Bugs' che è poi sfociata nella pubblicazione del
live.
Per neve ridens si tratta di un singolo aspetto portato all'estrema radice.
Tutte le scelte che ho fatto per questo lavoro sono state fatte quindi secondo questo criterio.
Quando abbiamo iniziato a lavorare al nuovo disco, per la preproduzione, ci siamo
ritrovati 5/6 giorni a Bologna, all'Alpha Depth Studio di Giovanni Fiorenza, ed è
stato tutto veramente veloce. Essendo quindi il primo brano affrontato con l'assetto
da quintetto, ha un po' segnato la strada da percorrere. I ragazzi del gruppo non
conoscevano i brani, salvo Asso con cui avevo già affrontato alcuni pezzi. Mi
sono presentato in studio e ho fatto ascoltare loro i brano, voce e chitarra o
voce e pianoforte. Poi mi sono messo da parte e li ho lasciati lavorare
sull'arrangiamento del pezzo. E' una cosa che non mi era mai capitato prima.
Stare in un angolo ad aspettare che succedesse qualcosa. Ho suonato per loro
i brani, mettendomi al loro servizio, ma non ho forzato la mano in alcuna direzione,
anzi, ho preferito aspettare anche alcune ore prima di accettare soluzioni che magari
inizialmente non mi convincevano, ma che poi sono risultate perfettamente calzanti a
quello che volevo io. Il tutto ovviamente non avveniva in termini caotici. Anche se
ognuno era libero di creare e comporre, c'erano delle figure, Enrico su tutti, che
avendo una visione più di insieme, guidavano il processo e indicavano la strada da seguire.
Il suono che ne è venuto fuori è quindi proprio quello di una band molto affiatata
che suona insieme da anni, e che ha un suono proprio. Molto è dovuto anche al
suono secco della batteria di custodie di Enzo Cimino, che ha piegato il suono in
una determinata direzione.
Inoltre per la prima volta mi sono ritrovato a togliere tanto di quello che
generalmente portavo io in un brano, a partire dall'accompagnamento armonico,
chitarra o pianoforte, con cui nascono i miei brani quando sono da solo a comporre,
e che normalmente ho sempre mantenuto anche nelle versioni finali. Mi sono invece
ritrovato a lasciare da una parte quanto avevo già scritto e quello su cui erano
nati i brani, per dedicarmi in alcuni brani, solo ed esclusivamente al canto,
senza suonare alcuno strumento. Ciò mi ha consentito anche di concentrarmi
meglio su quello che dovevo cantare e su come lo volevo cantare. L'arrangiamento
finale risultava quindi molto più mirato. Questa maggiore attenzione e
concentrazione sul mio ruolo è stata molto importante: il disco è molto
strutturato dal punto di vista della composizione (ciò che ho quindi fatto da solo,
preventivamente), ma non dal punto di vista dell'arrangiamento. Ci sono pochissime
sovra incisioni, è registrato quasi tutto in presa diretta. Risulta ricco, anche
se il suono è secco a causa della batteria che ci siamo inventati e che ha piegato
il suono in una certa direzione. E' ricco nella struttura compositiva, non nell'arrangiamento.
Non è sovraccarico, non è
Testa, dì cuore, che era sia
complicato strutturalmente,
armonicamente, ma anche e soprattutto dal punto di vista dell'arrangiamento.
C'erano tanti strati tanti strati. In neve ridens no, si ha più l'idea dell'immediatezza
delle cose.
Trovo, alla fine, che questo disco è un disco politico, nell'amore.
La definizione dei due dischi è: due facce di una stessa medaglia. Questa prima
faccia è una faccia politica. E' un disto di reazione, non c'è un atteggiamento dimesso,
e nemmeno riflessivo, che appartenga alla poesia. E' più il secondo disco che riguarda
aspetti della poesia. La poesia è l'atto della riflessione, mentre questo è un atto di
reazione. Associo il movimento alla reazione. Il disco è stato quasi vomitato.
Un atto di rovesciamento. Un'immagine poco poetica, dopo stai malissimo, però
poi senti che ti sei rovesciato come un calzino l'anima. Sei stanco, ma almeno
c'è stato un atto di reazione, non di riflessione. Quello arriverà dopo.
A parte la trilogia del sorriso animale, il disco vive tutto sul filo di trilogie mancate.
Penso sempre in termini di trilogia, ma poi ho difficoltà a chiudere il cerchio, a
completarle. Anche
wake up e
amore o governo sono legate: si parte
da "ti stanno rubando", e
il rubare potrebbe essere anche una visione del potere, di chi ti può fregare.
Non sai chi è che ti sta rubando. Entrambe le canzoni fanno parte di uno stesso discorso.
Il posto delle fragole invece
si sposta da tutta un'altra parte, magari insieme a un
tempio per formare la trilogia (mancata) dell'amore.
E' un disco che non dà risposte. Non ne ho mai date, credo non sia giusto darle,
ma questo disco ancora di più, anzi, è una continua creazione di domande.
Questo album non si chiude a cerchio come trasparente. Neve
ridens è un ponte
verso il secondo disco. Il finale del disco chiude rilanciando tutto quanto detto in wake up.
Ci sono delle frasi che, in tutti altri contesti, si ritrovano nel secondo album, "la meraviglia è la concentrazione all'inferno" e "tutto il resto è shopping nel deserto", che ritrovi nel singolo del nuovo album, che canterò con Manuel Agnelli e Goodmorning boy, Brani anche lontani che hanno dei ponti concettuali che li legano. E' una cosa che non ho cercato, ma che è venuta spontanea. Dici la stessa cosa ma in un contesto che è esattamente l'opposto. Che è un po' quello che ho scritto nel comunicato. Ci sono vari modi di svegliarsi al mattino: uno è quello di andare davanti allo specchio e allenare i muscoli del sorriso, e questo è il primo disco. Il secondo è non avere neanche il coraggio di ascoltare la neve che cade, da come tanto non sei predisposto. E questi sono i due umori, reazione e riflessione, che ti fan capire come lo stesso concetto possa essere detto e vissuto in modo diverso.